Writing Flame

Scrivere è come vivere?

Scritto da Sandro Cisolla
Scrittura romanzo e vita

Da circa un mese ho iniziato la prima stesura di un nuovo romanzo, il mio terzo.

Nonostante sia ben distante dal ritenermi un ottimo scrittore – e spero di non arrivare mai a definirmi tale – a sei anni dalla mia prima pubblicazione ho notato alcuni cambiamenti che riguardano il mio approccio a questa attività, tanto appagante quanto impegnativa.

Nello specifico, mi capita di identificare con molta più chiarezza tutti quei piccoli “inciampi” in cui sono incorso nei lavori passati e che oggi, seppur con fatica, cerco di evitare. 

Possono riguardare lo stile, la tecnica, o semplicemente il giusto approccio da mantenere mentre si scrive. Ciò che è certo, è che mi hanno permesso di aprirmi a nuove e interessanti visioni, soprattutto relative a me stesso.

Il contenuto di questo articolo prende ispirazione proprio da quest’ultimo punto.

Riconoscere e definire con più chiarezza i miei errori in fase di scrittura, mi ha infatti consentito di estendere queste riflessioni anche al mio vissuto personale, regalandomi un’intuizione che ho ritenuto da subito interessante: scrivere una storia ci pone di fronte alle stesse sfide che incontriamo nella vita di ogni giorno.

Tutto è accaduto una sera di inizio gennaio, mentre mi accingevo a stendere una lista di consigli rivolti a me stesso che potessero aiutarmi a mantenere la rotta da qui al termine del mio romanzo.

Man mano che procedevo punto per punto, mi rendevo conto che quell’elenco avrebbe potuto tranquillamente riguardare il mio modo di relazionarmi alla quotidianità.

Magari vi ritenete degli scrittori e degli esseri umani ineccepibili, che non hanno bisogno di migliorare. 

Allo stesso modo, può darsi che i miei suggerimenti non siano di vostro interesse, e in tal caso potete interrompere qui la lettura.

Potrebbe essere, però, che nella lista qui di seguito riusciate a individuare dei buoni spunti per riflettere sul vostro approccio alla scrittura e, magari, alla vita.

In tal caso, buona lettura!

  • Parti col piede giusto: se riusciamo a realizzare un buon incipit, siamo quasi a metà del nostro romanzo. Questo vale anche per qualsiasi progetto di vita
  • Mantieni alta l’attenzione: arriva sempre un momento nella scrittura di una storia – soprattutto se lunga – in cui l’attenzione cala. All’inizio partiamo sempre motivati e investiamo il massimo dell’energia, perché tutto è una novità. Poi si giunge a un punto di stallo, in cui i nostri personaggi e la storia stessa sembrano divenire monotoni e non trasmetterci più la motivazione delle prime battute. É in momenti come questi che un romanzo rischia di perdere in qualità, caricandosi di quei “punti deboli” che chi legge riconoscerà immediatamente. Questo accade anche nella vita: quante volte le situazioni che viviamo, nel lavoro ma anche nelle relazioni con gli altri, vengono annebbiate dalla forza dell’abitudine? E quanto spesso, quando questo accade, ci lasciamo trasportare dal vento della noncuranza, lasciando andare alla deriva situazioni e rapporti che invece avrebbero meritato più attenzione? In entrambi i casi, la soluzione è sempre la stessa: farci caso.
  • Non mollare a un passo dalla fine: la fretta è sempre una cattiva consigliera, anche nella scrittura. Ci porta a individuare le soluzioni più facili e meno interessanti, oltre a impedirci di approfondire adeguatamente personaggi e snodi narrativi. Quando poi ci avviciniamo alla conclusione dell’opera, la smania di terminare potrebbe condurci a trattare con superficialità una fase che invece rappresenta un’opportunità per conferire un valore aggiunto al nostro lavoro: che meraviglia i libri con un gran finale! Anche nella vita è sempre un peccato “mollare il colpo” a pochi passi dalla meta, compromettendo ciò che di buono avevamo costruito fino a quel momento. Molto meglio dosare le energie e procedere con calma
  • Pianifica e improvvisa: scrivere un romanzo senza avere ben presente dal principio lo svolgimento della vicenda e le relazioni tra i personaggi, potrebbe condurci a incorrere in delle “secche creative” dalle quali è sempre difficile uscire. É altrettanto vero, però, che lasciare spazio a deviazioni inaspettate può condurre la nostra storia in territori nuovi e ancora più stimolanti, per chi scrive e per chi legge. Anche le nostre giornate dovrebbero includere una mappa generale attraverso la quale orientarci, assieme a quelle deviazioni di percorso che rendono la vita affascinante e sempre nuova. 
  • Conosci i tuoi “personaggi”: i personaggi di un romanzo sono come le persone che incontriamo. Dobbiamo guardarli, ascoltarli, imparare a conoscerli, per delinearne tutti i chiaroscuri e cogliere quelle sfumature che li rendono interessanti e conferiscono loro la dignità che meritano.
  • Distingui tra realtà e finzione: anche se scriviamo di cose reali, è sempre importante ricordare che il mezzo attraverso il quale ci esprimiamo è finzione. Chi si approccia a un libro, lo fa con la consapevolezza che non sta vivendo davvero ciò che sta leggendo, e questo gli permette di identificare nella storia narrata una “metafora sicura” per riflettere su di sé. Dovremmo quindi sempre organizzare la nostra scrittura tenendo presente che stiamo raccontando dei fatti attraverso un filtro. Allo stesso modo, sarebbe bene domandarsi: «Ma ciò che sto vivendo, è reale o è filtrato da personali percezioni?» In base alla risposta, dovremmo comportarci di conseguenza. 
  • Ricorda sempre chi sta parlando: la voce narrante influenza sempre la scrittura. Un romanzo narrato in prima persona, ad esempio, presenta solo il punto di vista di chi parla. La terza persona onniscente, invece, “guarda dall’alto” tutti i personaggi e può arrivare anche a conoscere i loro pensieri, scegliendo liberamente se presentarli al lettore. É sempre importante tenere presente chi sta raccontando i fatti, per evitare di incorrere in errori grossolani che andrebbero a togliere coerenza a ciò che raccontiamo. Quest’ultima rischia di mancare anche verso noi stessi, quando nella vita di tutti i giorni non identifichiamo le numerose “voci” che parlano dentro di noi senza sapere chi le abbia prodotte. Dovremmo sempre chiederci, prima di compiere qualsiasi azione: «Voglio farlo davvero, o sta parlando qualcun altro al posto mio?»